CYBERSECURITY
In Occidente il tasso di criminalità è costantemente diminuito fin dagli anni ‘70, questo è un fatto. Quale che sia stato il suo ruolo in questo trend, la TVCC si può sicuramente definire come uno strumento utile per identificare e condannare i criminali, e lo sarà sempre di più con il progredire della tecnologia. I sistemi di videosorveglianza sono però diventati anche dei potenziali “facilitatori” di azioni criminali a basso rischio, ma molto lucrose. Tra gli episodi più recenti di incursioni informatiche ricordiamo l’attacco al sistema TVCC di Washington DC, agli inizi dell’anno scorso, qualche giorno prima dell’Inauguration Day presidenziale. Oltre alle violazioni informatiche, un altro tassello si aggiunge per comporre il quadro di riferimento per il settore della sicurezza: il Regolamento Privacy UE, meglio noto come GDPR, General Data Protection Regulation, che a partire dal 25 maggio sarà pienamente applicato nei paesi europei, con un sistema di sanzioni più aspro rispetto al passato. Eppure il 41% di coloro che si avvalgono di sistemi di videosorveglianza IP ha dichiarato di non essere affatto preoccupato della loro vulnerabilità. Un dato che può essere interpretato in modo rassicurante (sono state adottate tutte le soluzioni necessarie per ridurre al minimo le violazioni da parte di pirati informatici) o come segno di eccessiva, in qualche caso ingiustificata, fiducia. Negli ultimi due anni la sicurezza informatica è diventata comunque un punto di riferimento importante per tutta la filiera. Circa la metà (il 48%) degli intervistati ha dichiarato di essere molto più preoccupato per le violazioni informatiche rispetto a due anni fa. Se entriamo nell’ambito delle cosiddette infrastrutture critiche – enti governativi, ospedali, trasporti, industria pesante ecc. – la preoccupazione per la vulnerabilità dei sistemi adottati sale al 66%.
ANALOGICO: UN’ALTERNATIVA PIÙ SICURA?
A oltre vent’anni dall’alba dell’era IP, le telecamere analogiche sono ancora presenti nella maggioranza (il 57%) delle installazioni, con un 21 % di sistemi che dispongono esclusivamente di telecamere analogiche. Tuttavia, se si limita l’analisi alle realizzazioni degli ultimi cinque anni, il quadro muta in modo consistente. La percentuale di sistemi che impiegano dispositivi analogici scende al 49%, e solo nel 15% dei casi si tratta di sistemi esclusivamente analogici (contro il 79% e il 33% rispettivamente, per le installazioni più datate). Ma come mai l’analogico è ancora prevalente nell’industria della sicurezza fisica? Non dipende soltanto dalla necessità di aggiornamento di sistemi obsoleti: c’è altro. Se infatti il report 2016 della stessa Ifsec Global rilevava che il 56% delle organizzazioni prive di una soluzione HD analogica era disponibile a valutarla purché fosse economica, semplice e in grado di sfruttare i cavi coassiali esistenti, nel 2017 è emersa una visione sorprendente: la preoccupazione per la sicurezza dei dati. Tra quanti dispongono di sistemi IP, un intervistato su tre (33%) ha infatti affermato di non escludere un ritorno ad un protocollo chiuso o addirittura ad un sistema analogico, nel caso dovesse subire attacchi informatici con danni cospicui. Si tratta di un aspetto importante: qualunque siano i vantaggi delle telecamere di rete – e sono molteplici – molti responsabili e addetti alla sicurezza guardano con sospetto all’IP, temendo che possa tradursi in un potenziale rischio cyber.